Genere e linguaggio

Genere e linguaggio | Defence For Children Italia | Movimento Globale per i Diritti dell’Infanzia

Genere e linguaggio
APP 14: Genere e Linguaggio

Durante l’infanzia molti stereotipi sociali e simboli culturali vengono acquisiti anche tramite le narrazioni presenti sui libri, alla televisione, nei giochi, sui social media. Se questi contengono pregiudizi di genere, potranno essere facilmente assunti e perpetrati inconsapevolmente. Crediamo che in Italia il tema della parità di genere non sia sufficientemente presente nell’ambito del dibattito e della percezione pubblica. Questo è dovuto a diverse ragioni.

In primo luogo, sembra che la questione sia troppo complessa per trovare la sua giusta espressione negli ambiti della vita sociale, economica e politica. È difficile comprendere appieno quanto questo argomento possa contribuire allo sviluppo e al successo della società. Si tratta di un tema che, all’interno di una società globale costruita su principi mediamente patriarcali, con ruoli di genere rigidamente strutturati, risulta sensibile e conflittuale. Frequentemente questo argomento viene mal interpretato, a volte distorto. In alcuni casi parlare di uguaglianza di genere può essere letto come un’azione tesa a sovvertire l’ordine costituito e a mettere in discussione i rapporti di potere consolidati per lasciar spazio a novità che conducono a devianze dalla normalità. In altri casi, l’uguaglianza di genere viene erroneamente collegata all’orientamento sessuale; oppure può finire per essere interpretata come uno scontro tra generi, in cui le donne desiderano prendere il controllo e sopraffare gli uomini sia socialmente che all’interno della sfera familiare; è spesso vista come una minaccia ai valori tradizionalmente patriarcali della cura della famiglia, con il timore che affrontare queste questioni porti alla rottura della vita familiare e al fallimento nella crescita dei figli.

A nostro avviso l’uguaglianza di genere implica la parità di diritti per donne e uomini, ragazze e ragazzi, così come la parità di accesso ai diritti, alle risorse, alle opportunità e alla protezione. Tale uguaglianza si raggiunge quando tutte le persone hanno la possibilità di realizzare il loro pieno potenziale e i loro diritti senza che vi sia chi è privilegiato o, al contrario, danneggiato, indipendentemente da genere, sesso, provenienza, cultura o altre caratteristiche personali.

Gli stereotipi di genere nell’adolescenza si traducono in differenze per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’intrattenimento, alla condivisione diseguale delle responsabilità domestiche tra maschi e femmine. Gli stereotipi nel linguaggio, sia scritto che parlato, sono evidenti e trasversali a tutte le fasi della vita.

La lingua che si usa quotidianamente è il mezzo più pervasivo e meno individuato di trasmissione di una visione del mondo nella quale trova largo spazio il principio dell’inferiorità e della marginalità sociale della donna.(1)

Nonostante ciò anche i testi scolastici utilizzati nella scuola primaria riportano sia una predominanza di figure maschili sia una visione stereotipata delle professionalità attribuite a maschi e femmine così come un linguaggio che utilizza un “maschile non marcato”, dove il genere maschile è utilizzato per indicare l’universalità delle persone, dando automaticamente più centralità al genere.(2)  Per superare queste criticità dovrebbe essere introdotta in maniera sistematica l’educazione di genere e sessuale in tutti i gradi scolastici, tutt’oggi assente nonostante le diverse convenzioni firmate dall’Italia che la renderebbero vincolante, in particolare la CEDAW e i suoi Protocolli Opzionali e la Convenzione di Istanbul.

DCI Italia da alcuni anni ha attivato un ragionamento su questa importante questione. In particolare ci stiamo sforzando di integrare in tutte le nostre azioni e attività un linguaggio sensibile al genere o, quando appropriato, un linguaggio neutro al genere, ben consapevoli delle difficoltà e degli ostacoli che la stessa cultura appresa ci pone di fronte.  

 

La scelta di Defence for Children Italia

Defence for Children International è, in inglese, “a worldwide movement for children’s rights”. La parola inglese “Child” (plurale “children”) è neutra rispetto al genere. La traduzione in italiano di questa frase risulterebbe “il movimento globale per i diritti di bambini e ragazzi”, utilizzando il maschile come neutro e universale e quindi discriminatorio rispetto ad altri generi. Ci siamo quindi domandati/e se non fosse il caso di provare a trovare altre soluzioni. Se realmente vogliamo avere un impatto positivo sulla parità di genere e contribuire a far sì che tutte le bambine, i bambini, le ragazze e i ragazzi esprimano liberamente il loro pieno potenziale e si realizzino come essere umani, il mondo adulto deve sforzarsi di  cambiare le proprie abitudini e prendere in considerazione questo aspetto di genere legato al linguaggio. Così scegliamo di utilizzare termini inclusivi, anche nel linguaggio. Si tratta naturalmente di un primo sforzo, ancora  un work in progress che non abbiamo mai applicato in passato. Ma pensiamo che valga la pena iniziare a porre dei mattoni verso la costruzione di un mondo più inclusivo.

 

(1) Linguaggio non specifico rispetto al genere che considera i soggetti in modo neutro, ossia senza riferimento a donne e uomini. Nella lingua italiana l’espressione neutra è comunemente considerata al maschile. Si veda L’Indice di uguaglianza di genere, promosso dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE) e Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità tra Uomo e Donna, “Il Sessismo nella Lingua Italiana” (1987).
(2) Realizzazione della parità di genere nella lingua scritta e parlata, conseguita quando le donne e gli uomini e coloro che non si conformano al sistema di genere binario sono resi visibili e sono indicati sul piano linguistico come persone di pari valore, dignità, integrità e rispetto. Evitare la discriminazione basata sul sesso e sul genere inizia con il linguaggio, dato che l’uso sistematico di termini offensivi rispetto al genere influenza gli atteggiamenti e le aspettative e, nella mente dell’ascoltatore o di chi legge potrebbe relegare le donne in una posizione secondaria e contribuire in tal modo a perpetrare una visione stereotipata dei ruoli delle donne e degli uomini. Esistono numerose strategie diverse tra loro per esprimere le relazioni di genere in modo accurato, ad esempio evitare per quanto possibile di utilizzare un linguaggio che si riferisce esplicitamente o implicitamente a un solo genere e garantire, per mezzo di alternative inclusive e secondo le caratteristiche di ciascuna lingua, l’utilizzo di espressioni linguistiche inclusive e sensibili al genere. Si veda L’Indice di uguaglianza di genere, promosso dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE).
 

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