Lo sfruttamento del lavoro minorile priva i bambini e le bambine della loro infanzia, della loro dignità influendo negativamente sul loro sviluppo psico-fisico, impedendo di godere dei loro diritti come andare a scuola, di giocare e di godere dei propri affetti.
Per la prima volta in 20 anni i progressi nella lotta allo sfruttamento del lavoro minorile hanno subito una battuta d’arresto. A livello globale, 1 bambino su 10 tra i 5 e i 17 anni è costretto a lavorare (160 millioni di bambini e bambine lavoratori nel mondo) di cui la metà, 79 milioni, costretti a svolgere lavori pericolosi, che possono danneggiare la loro salute ed il loro sviluppo psico-fisico. Sono esempio di questi il lavoro in miniera, a contatto con sostanze chimiche e pesticidi agricoli o con macchinari pericolosi. Molti minorenni sono coinvolti nei processi produttivi dell’economia globalizzata: in agricoltura, in miniera, nei servizi e nelle industrie per la produzione di beni destinati all’esportazione. Essi sono spesso reclusi, emarginati, esposti a sofferenze fisiche e psicologiche. (UNICEF)
Tra le peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorile rientra anche il lavoro di strada, ovvero l’impiego di tutti quei bambini che sopravvivono raccogliendo rifiuti da riciclare, chiedendo elemosina o vendendo cibo e bevande. (Report Indifesa Terre des Hommes)
Se le varie tipologie di lavoro minorile possono essere in qualche modo quantificate, una più di altre è invisibile e sfugge ad una valutazione statistica: si tratta del lavoro domestico e familiare, in cui sono impiegate soprattutto le bambine.
Tuttavia, talvolta il lavoro è considerato, dai bambini stessi come un’opportunità di autonomia e di aiuto per la propria famiglia. È importante contrastare fenomeni di sfruttamento economico e al contempo riconoscere le diversità e i bisogni di ogni persona minorenne, proteggendola dallo sfruttamento e accompagnandone le scelte.