Sintesi
Nel momento in cui un giovane viene arrestato o anche privato della sua libertà, entra in un mondo nuovo e per lui intimidatorio, gestito da adulti che parlano una lingua talvolta sconosciuta e incomprensibile. Automaticamente questo sistema lo ingloba e lo assorbe imponendogli la sua logica, i suoi ritmi e il suo linguaggio. Spesso questo è causa di forte alienazione e disorientamento da parte dei giovani con un conseguente impatto negativo sul loro benessere, sui futuri contatti con i professionisti della giustizia, sulla percezione della correttezza delle procedure e sulla loro capacità di partecipare, in forte contrasto con le finalità riabilitative e rieducative della giustizia minorile. Questo processo di alienazione è causato in gran parte dal linguaggio e dalle modalità di comunicazione, strettamente legali e strumentali, che possono risultare molto distanti dai giovani e diverse da ciò che il giovane conosce e comprende.
Per favorire questo coinvolgimento, essenziale nel processo di riabilitazione, occorre migliorare le capacità linguistiche e comunicative del mondo dei professionisti della giustizia che enfatizzino il rispetto e la partecipazione dei giovani e forniscano loro i mezzi per aumentare il controllo del proprio caso e della propria vita.
La partecipazione è uno dei valori chiave per l’emancipazione e la realizzazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza come da Convenzione Onu sui Diritti del Fanciullo, elemento poi ripreso nelle Linee guida sulla giustizia a misura di minore del Consiglio D’Europa.
Il modello Youthlab è nato in Olanda dove è già stato sperimentato per formare magistrati e pubblici ministeri. Il presente progetto aspira ad adattare e utilizzare la metodologia al contesto italiano per migliorare il sistema di giustizia minorile e avvicinare i professionisti che vi operano ai ragazzi che ne vengono coinvolti.
